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Ritiro dedicato 2024: tutto ciò che devi sapere

Negli ultimi anni, il crescente interesse verso il futuro del nostro pianeta ha incentivato aziende e professionisti a ricercare forme di energie più green e sostenibili. Particolarmente apprezzata è l’installazione di pannelli fotovoltaici, poiché consentono sia di abbattere i costi in bolletta che di ottimizzare l’utilizzo della propria energia. In questo contesto, il ritiro dedicato (RID) gioca un ruolo fondamentale

Si tratta di un meccanismo che permette ai proprietari di un impianto fotovoltaico di immettere nella rete elettrica nazionale l’energia prodotta in eccesso, così da ricavarne un ritorno economico. Per poter accedere a tale servizio, però, è necessario soddisfare alcuni requisiti. Vediamo di scoprire, allora, quali sono le implicazioni di questo meccanismo, il suo funzionamento e i benefici per gli utenti.

Cos'è il ritiro dedicato (RID) 

Come appena anticipato, il ritiro dedicato rappresenta una modalità semplificata per i proprietari di impianti fotovoltaici, che siano aziende, privati o PA, di immettere l'energia elettrica prodotta in eccesso nella rete nazionale e di trarne profitto, ottenendo un risparmio sui costi in bolletta

È un sistema che funge da ponte tra il produttore e il Gestore dei Servizi Energetici (GSE), dove il primo agisce come venditore e il secondo come acquirente di energia. Il meccanismo, introdotto nel 2008 proprio dal GSE, offre un'alternativa alla vendita diretta sul mercato libero e allo scambio sul posto.

Come funziona il ritiro dedicato 

Ma il ritiro dedicato come funziona? Si tratta, in realtà, di un meccanismo piuttosto semplice, che richiede pochi ma importanti passaggi. Essenzialmente, il proprietario di un impianto fotovoltaico immette l'energia prodotta nella rete elettrica nazionale. Tale energia viene successivamente ritirata dal GSE, che agisce come intermediario.

Il GSE paga al proprietario un prezzo fisso per ogni kWh immesso in rete, garantendo così un reddito stabile e prevedibile, oltre al concreto risparmio garantito dall’energia autoprodotta. Per i nuovi impianti, in particolare, il prezzo è fisso e garantito: per vent’anni nel caso di impianti inferiori a 20 kW, mentre per 15 anni per impianti superiori a 20 kW. 

È bene sottolineare, poi, che il contratto di ritiro dedicato ha la durata di un anno solare, con rinnovo automatico. I produttori, comunque, possono recedere in qualunque momento, inviando la richiesta dal portale digitale dedicato, almeno con 60 giorni di anticipo. 

Il meccanismo di ritiro dedicato, in ogni caso, offre una soluzione vantaggiosa per i proprietari di impianti, garantendo loro una redditività sicura e semplificando le procedure di commercializzazione dell'energia elettrica.

I requisiti per accedere al ritiro dedicato

Una volta stabilito cos’è il ritiro dedicato e come funziona, è essenziale comprendere i requisiti e le procedure necessari per accedervi. I criteri di ammissibilità, infatti, variano a seconda della potenza dell’impianto che si possiede e della fonte di energia impiegata. In particolare:

  • Impianti alimentati da fonti rinnovabili e non rinnovabili con potenza inferiore a 10 MW. La categoria include impianti alimentati da combustibili fossili o nucleari, oltre che da fonti rinnovabili come vento e sole. Essi possono partecipare al ritiro dedicato a patto che la potenza complessiva non superi i 10 MW. 
  • Impianti che producono energia elettrica da fonti rinnovabili di qualunque potenza. In questo caso, beneficiano del ritiro dedicato soltanto gli impianti che generano energia da fonti rinnovabili come l'eolico, il solare, l'idraulica, il moto ondoso o la geotermia. Non è prevista alcuna restrizione riguardo alla potenza.
  • Impianti di potenza uguale o superiore a 10 MW che impiegano fonti rinnovabili diverse. Tale criterio si applica agli impianti che usano una fonte diversa da quelle precedentemente menzionate, come ad esempio biogas o biomassa.
  • Impianti alimentati da fonti non rinnovabili con potenza apparente nominale inferiore a 10 MW. In quest'ultima categoria rientrano gli impianti che impiegano fonti di energia non rinnovabili, come il petrolio, il carbone o il gas naturale. Include anche la produzione non attribuibile delle centrali ibride, che sfruttano sia fonti rinnovabili che non rinnovabili.

È cruciale ricordare, tuttavia, che non possono beneficiare del ritiro dedicato tutti quegli impianti a cui si applica una Tariffa Omnicomprensiva, specialmente quelli fotovoltaici incentivati dal D.M. del 5 luglio 2012 o dal D.M. 5 maggio 2011. Inoltre, il servizio non permette l’attivazione contemporanea del meccanismo di scambio sul posto. 

Come richiedere il servizio 

Per accedere al servizio di ritiro dedicato, produttori e aziende hanno a disposizione due modalità:

  • Modello Unico. Se viene richiesto l’accesso al servizio di ritiro dedicato durante il processo di realizzazione e connessione dell'impianto, il GSE riceverà automaticamente i dati relativi dal gestore di rete. Successivamente, lo stesso GSE attiverà il contratto e fornirà all’utente le informazioni necessarie per visualizzare i dettagli tramite il portale Ritiro Dedicato - RID dell’Area Clienti GSE.
  • Modalità standard. In questa procedura, i produttori devono inviare l’istanza per l’attivazione del servizio entro 60 giorni dalla data di allaccio dell’impianto fotovoltaico alla rete. L’istanza deve essere trasmessa attraverso il servizio di Ritiro Dedicato - RID, accessibile dall'Area Clienti GSE, fornendo i dati tecnici e amministrativi richiesti.

La differenza con lo scambio sul posto 

Le differenze tra il ritiro dedicato e lo scambio sul posto risiedono nei rispettivi meccanismi di gestione e compensazione dell'energia. Il primo, infatti, è un sistema di vendita dell’energia, mentre il secondo di compensazione tra immissioni e prelievi. 

Lo scambio sul posto è limitato agli impianti con una potenza fino a 200 kW per fonti rinnovabili e per la Cogenerazione ad Alto Rendimento (con un limite di potenza non superiore a 500 kW). L'accesso al servizio richiede la presenza di impianti fotovoltaici connessi a un unico punto di connessione con la rete pubblica.

Il meccanismo funziona come una sorta di compensazione tra l'energia immessa in rete dall'impianto e quella prelevata dalla rete. Quella in eccesso, essenzialmente, viene considerata come un credito, che può essere utilizzato per compensare i prelievi futuri.

Come farsi pagare per l'energia eccedente

Per ciò che riguarda il ritiro dedicato tariffe, i proprietari di impianti hanno la possibilità di aderire a diversi regimi di prezzi:

  • Prezzo zonale orario (PO). Prevede un compenso al kWh determinato dal mercato elettrico, il quale varia a seconda del momento della giornata in cui l'energia viene immessa in rete e della zona geografica in cui si trova l'impianto. Il gestore di rete deve trasmettere al GSE le misurazioni dell'energia immessa per consentire il pagamento del corrispettivo corretto.
  • Prezzi minimi garantiti (PMG). Sono un compenso al kWh stabilito annualmente dall'Autorità per l'Energia (ARERA), che varia in base alla fonte impiegata e alla quantità di energia ritirata annualmente. I PMG possono essere richiesti per impianti alimentati da fonti rinnovabili con una potenza fino a 1 MW non incentivati da altri meccanismi, per impianti fotovoltaici fino a 100 kW e incentivati, oppure per impianti idroelettrici fino a 500 kW e incentivati. Nel caso di applicazione dei PMG, è previsto un conguaglio annuale nel caso in cui risulti positivo, con l'applicazione dei PO per remunerare i produttori con il prezzo più vantaggioso.

Il GSE si occupa di erogare mensilmente al produttore il corrispettivo di vendita a seconda della quantità di energia immessa in rete. La maggior parte dei proprietari di impianti fotovoltaici che scelgono il ritiro dedicato opta per il regime del PMG, il cui tariffario è pubblicato annualmente sul sito ufficiale di ARERA, consentendo una previsione più semplice dei compensi.

Ad esempio, per il solare fotovoltaico, nel 2023 il PMG è stato di 44 €/MWh, equivalente a circa 4 centesimi per ogni kWh immesso nella rete. Dal 2015, infine, è stata introdotta una tariffa annuale da corrispondere al GSE per gli oneri di gestione, verifica e controllo per sistema, variabile a seconda della fonte di alimentazione e della potenza dell'impianto.

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