Energy sharing e comunità elettriche: come cambieranno i consumi elettrici
La nostra epoca sarà ricordata come l’epoca della condivisione: Airbnb, Blablacar, Uber sono solo alcuni esempi della cosiddetta Sharing Economy, un modello economico che si basa sulla condivisione di risorse affinché siano disponibili per tutti e a prezzi accessibili. Un modello che acquista sempre più consensi in quanto si è rivelato vantaggioso non solo in termini economici ma anche sociali e ambientali. Perché quindi non applicare il concetto di Sharing Economy al mondo dell’energia? Ecco un articolo per conoscere l’Energy Sharing e le comunità energetiche e come cambierà il sistema elettrico.
Come già capisce dal nome, l’Energy Sharing non è altro che la condivisione dell’energia, in particolare di quella rinnovabile prodotta dagli impianti fotovoltaici. Questa è una vera novità, se pensiamo che fino a poco tempo fa non era possibile condividere l'energia prodotta tra più individui, mentre l'eccesso di energia prodotto, se non auto-consumato direttamente, doveva necessariamente essere immesso nella rete elettrica pubblica. Con l’avvento dell'energy sharing, invece, vedremo gruppi di abitazioni e condomini, ma anche negozi e aziende condividere l’energia elettrica che viene prodotta dai sistemi fotovoltaici ubicati in zona. I soggetti attivi nella gestione di questi processi di condivisione energetica saranno le cosiddette Comunità Elettriche o Energetiche.
Comunità elettriche o energetiche
Nel nostro Paese la normativa sull'energy sharing è contenuta nell'articolo 42-bis del cosiddetto "Decreto Milleproroghe" (convertito nella legge n.8/2020), che ha recepito la Direttiva europea 2018/2001/UE sullo sviluppo delle fonti rinnovabili. Tale articolo definisce due concetti relativi all'energy sharing: l'autoconsumo collettivo e le Comunità Energetiche. L’autoconsumo collettivo è svolto da una pluralità di consumatori ubicati all’interno di uno stesso edificio in cui è presente uno o più impianti alimentati da fonti rinnovabili mentre le Comunità Energetiche "aggregano" un certo numero di impianti di produzione di energia rinnovabile sparsi nel territorio (fino ad una potenza massima complessiva di 200 kW) per condividere l'energia prodotta tramite le reti di distribuzione già esistenti o forme di autoconsumo virtuale.
Come si legge nell'opuscolo di ENEA dedicato alle comunità energetiche: "L’autoconsumo di energia è una coalizione di utenti che, tramite la volontaria adesione ad un soggetto giuridico, collaborano con l’obiettivo di produrre, consumare e gestire l’energia attraverso uno più impianti energetici locali".
Tali comunità rivoluzioneranno il nostro sistema energetico, che si trasformerà in un sistema più economico ed ecocompatibile. Una simulazione del Politecnico di Milano, infatti, ha stimato che, in Italia, un ipotetico mercato di circa 500mila comunità elettriche permetterebbe di risparmiare tra i 2 e i 6 miliardi di euro l’anno, con una diminuzione di emissioni di anidride carbonica tra i 3 e gli 11 milioni di tonnellate. Il cittadino avrà cioè un ruolo sempre più attivo non solo nella produzione di energia elettrica, ma anche nella gestione della stessa.
Comunità elettrica: chi può costituirla?
Una comunità può essere costituita da chiunque, basta trovarsi vicini e condividere la stessa cabina elettrica di trasformazione di bassa/media tensione. A regolare i rapporti delle comunità saranno dei contratti tra privati dai quali si potrà recedere in qualsiasi momento.
Vantaggi
Essendo l’incremento dell’autoconsumo il fulcro della comunità elettrica, i vantaggi che ne derivano sono molteplici, sia economici che ambientali:
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Aumento dell’uso di energie pulite e rinnovabili
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Risparmio in bolletta
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Riduzione costi di distribuzione dell’energia
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Maggiore bilanciamento della rete elettrica
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Generazione e gestione distribuite dell'energia e quindi più "democratiche"
Energy sharing e accumulo fotovoltaico
Come abbiamo visto, il concetto di energy sharing è strettamente correlato alle energie rinnovabili e in particolare ai sistemi fotovoltaici con accumulo.
Nella Guida alle Comunità Energetice di ENEA si legge infatti: "L’energia è considerata condivisa per l’autoconsumo istantaneo anche attraverso sistemi di accumulo. Per promuovere l’utilizzo di sistemi di accumulo e la coincidenza fra produzione e consumo, è stata stabilita una tariffa d’incentivo, per remunerare l’energia autoconsumata istantaneamente".
I sistemi di accumulo permettono infatti di conservare l’energia prodotta e non consumata all’interno di batterie, per poi utilizzarla in tutte quelle circostanze in cui il fotovoltaico non sta lavorando (es. durante la notte o durante una giornata nuvolosa). Questo consente di arrivare a una quota di autoconsumo fino all’80% del fabbisogno energetico di un nucleo familiare medio. Per arrivare al 100% e massimizzare quindi l’autoconsumo, interviene il concetto di Energy Sharing e della comunità energetica. In pratica l’energia in esubero, quella cioè che eccede la capacità delle batterie e il consumo diretto, viene condivisa e resa disponibile per chi ne ha necessità.
Un motivo in più che si va ad aggiungere a tutti gli altri per decidere di investire in un sistema di accumulo fotovoltaico, cosa ancora più vantaggiosa ora grazie al Superbonus 110% che può farti avere il tuo impianto addirittura a costo zero!
Qui alcuni articoli per scoprire come sfruttare al massimo le detrazioni previste:
Ricorda che le migliori batterie di accumulo sono già predisposte per l’energy sharing, per cui in fase di acquisto sii certo di optare per un sistema intelligente, che guarda al futuro.
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Non aspettare, inizia subito a risparmiare in bolletta e rendi l’indipendenza energetica una cosa concreta. Senza dimenticare che i benefici derivanti dall’installazione di un sistema di accumulo non si limitano al tuo portafoglio, ma si estendono a quelli per l’ambienti, trattandosi di energia pulita.
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